Material culture and Risorgimento: activism, emotions, mobility

PRIN 2022 – Next Generation EU

Ambiti:
Storia contemporanea
Cultura materiale

Abstract:
L’importanza delle cose, la vitalità e la mobilità degli oggetti, la loro capacità di offrire punti di vista diversi sulla vita del passato, sono tutti temi emersi dai numerosi studi storici recenti sulla cultura materiale. L’obiettivo di questo progetto è quello di collegare la materialità alla storia politica, prendendo come campo di indagine l’Italia del XIX secolo e le sue reti transnazionali. Al centro dell’analisi vi è la vita complessa e mutevole di una serie di oggetti che hanno assunto un significato politico in vari modi e in diverse occasioni, contribuendo così alla costruzione di identità politiche e nazionali. Nell’Europa del XIX secolo non solo gli accessori personali, gli oggetti di uso quotidiano e decorativo, le opere d’arte, ma anche gli esemplari naturali hanno svolto un ruolo significativo nelle nuove forme di mobilitazione e dissenso, ma anche nell’articolazione del discorso politico in nuovi repertori e forme narrative. Mentre gli studi sulla vita sociale degli oggetti e sul loro contributo alla costruzione delle identità sociali e di genere hanno già trovato numerosi e articolati sviluppi, molto meno è stato fatto sulla materialità dell’esperienza politica e sulle sue specificità. Il progetto di ricerca intende colmare questa lacuna esplorando il rapporto tra la politica e il mondo degli oggetti, con l’obiettivo di far luce su nuovi aspetti dell’esperienza politica individuale e collettiva, in un momento, quello del XIX secolo, in cui si andava costruendo la sfera politica moderna. Lungi dall’adottare un punto di vista statico, la ricerca si propone di mettere in evidenza la mobilità, il riutilizzo, le traduzioni culturali e la circolazione transnazionale degli oggetti politici nelle loro diverse dimensioni. Riunendo il lavoro di studiosi che in tre università italiane si occupano da tempo di oggetti politici, il progetto intende costruire un innovativo laboratorio collettivo sulla storia materiale della politica, riflettere sugli aspetti metodologici dell’approccio alla politica attraverso gli oggetti e infine sviluppare un intenso progetto di divulgazione e public history. L’unità di ricerca bolognese, in particolare, si concentra su un aspetto specifico della comunicazione politica nel XIX secolo, a partire dallo sviluppo culturale delle scienze naturali, in particolare della botanica, che non era una semplice scienza. Al contrario, essa ha alimentato una costante passione scientifica, che ha accompagnato i patrioti durante la mobilitazione e l’esilio: nonostante la repressione politica, questi appassionati ricercatori si unirono per definire la “natura italiana”. La
specializzazione disciplinare in Italia dopo il 1860 ha introdotto alcuni di questi oggetti negli orti botanici e nei laboratori accademici, ma con il passare del tempo, l’intreccio tra motivazioni politiche e passione scientifica si è perso e gli oggetti sono stati inglobati nella storia della disciplina scientifica. Si tratta quindi di ricostruire un capitolo inesplorato della “storia naturale degli oggetti”, attraverso lo studio dei materiali conservati nell’Erbario dell’Università di Bologna, tra cui l’imponente collezione di Antonio Bertoloni (1775-1868), base della sua Flora Italica (1833-1854), e quella di un patriota faentino, Ludovico Caldesi (1821-1884), il cui carteggio è conservato presso la Biblioteca Comunale di Faenza, che fa da ponte con l’altro filone della botanica italiana dell'epoca, quello fiorentino di Filippo Parlatore (1816-1877), fondatore del «Giornale botanico italiano» (1844). Un’altra serie di carteggi di particolare rilievo è quella del patriota toscano Niccolò Puccini (1799-1852), conservata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Tali corrispondenze ci permettono di ricostruire la rete scientifica, spesso parallela a quella politica, e di documentare gli “oggetti naturali in movimento”, destinati a essere raccolti o riprodotti in giardini e orti botanici. Sono la testimonianza, secondo il paradigma interpretativo di Aleida Assmann (2002), di una memoria funzionale, che utilizza la pratica botanica amatoriale per molteplici scopi (legittimazione personale, relazioni, contributo scientifico alla “resurrezione” della patria). Gli erbari, in questa prospettiva, rappresentano la memoria consolidata, archiviata in funzione di uno spazio scientifico nazionale (e quindi destinata a tradursi nel tempo in materiale stampato): la memoria culturale in fieri.

Durata del progetto:
28/09/2023 – 28/09/2025

Responsabile di Unità Locale per l’Università di Bologna:
Prof. Roberto Balzani

Responsabile nazionale:
Prof. Carlotta Sorba Università degli studi di Padova

Partnership:
Università degli studi di Padova Università degli studi di Pavia

Finanziamento assegnato all’Università di Bologna:
57.020 EUR

Settori ERC di secondo livello:
SH6_9 Modern and contemporary history
SH6_13 Gender history, cultural history, history of collective identities and memories, history of religions