Archeologia senza scavo

Geofisica e indagini non invasive

Autore: Federica Boschi

Editore: BUP – Bononia University Press

1° edizione: 2020

Un’archeologia senza scavo è davvero possibile? Non è di certo l’ultima ambizione degli archeologi, che oltre a non poter fare a meno dell’innegabile fascino del lavorare con “le mani dentro la terra” necessitano del dato stratigrafico per ricostruire, con metodo e recupero ordinato dei reperti, la storia e la cronologia di un luogo. Oggi però l’archeologia è in grado di conoscere, prevedere e raccontare quanto non è visibile dalla superficie anche senza scavare, ricorrendo alla geofisica o più in generale al telerilevamento (remote sensing).

“Archeologia senza scavo” racconta di un approccio contemporaneo alla ricerca archeologica, che negli ultimi anni ha visto un intenso sviluppo di tecnologie e strumenti per l’indagine di paesaggi, siti e monumenti, anche grazie a un’attitudine sempre più multidisciplinare e al dialogo con scienze sussidiarie. L’interesse per la valutazione preventiva e l’analisi diagnostica fa ormai parte della più diffusa e praticata archeologia. In questo la geofisica e le altre tecniche di indagine non invasiva applicate al sottosuolo e ai beni culturali svolgono spesso un ruolo chiave nelle strategie di ricerca, scavo e valorizzazione dei contesti archeologici, rispondendo alle più differenti scale di analisi.

Rivolto essenzialmente agli studenti di archeologia, il volume intende fornire un’introduzione ragionata alla disciplina, dalle tappe principali della sua evoluzione alle nuove prospettive di ricerca, analizzando i metodi di indagine e le potenzialità anche attraverso casi di studio selezionati, ma sempre dal punto di vista dell’archeologo, delle sue esigenze di ricostruzione storica e topografica, oltre che di resa e interpretazione dei dati. In questa procedura, acquisisce estrema importanza anche lo scavo che, a dispetto del titolo del volume, deve restare il fine ultimo dell’indagine archeologica, ma possibilmente preparato, valutato e programmato con anticipo e consapevolezza. Il processo interpretativo innescato dal confronto tra scavo e non scavo, viene così vicendevolmente alimentato, all’insegna di un reale intreccio interdisciplinare indirizzato dalle tecniche non invasive ma che lo scavo permette di perfezionare nelle modalità di lettura e comprensione, nella conduzione del quale le competenze dell’archeologo restano un punto fermo.