Le sale espositive

Sala 1 - La stipe votiva di Monte Bibele

La prima sala illustra le varie età in cui è attestata la presenza dell'uomo nella valle, dall'alta preistoria alla Prima età del Ferro. Pertinenti al Paleolitico Inferiore e Medio sono esposti alcuni manufatti per lo più in ftanite locale, rinvenuti lungo la valle: chopping-tool e amigdale, fra cui il bell'esemplare di industria acheuleana da Pizzocalvo. Il Paleolitico Medio presenta altre tipologie tipiche, fra cui punte e raschiatoi in selce. Scarsi sono i rinvenimenti Neolitici della valle, mentre più numerosi sono i reperti Eneolitici o dell'Età del rame. L'età del Bronzo è documentata da frammenti di vasellame d'impasto provenienti dal Farneto, da Monterenzio Vecchia e dall'area dell'abitato di Monte Bibele. La piccola sezione romana documenta la struttura e la consistenza del popolamento nelle valli Idice e Zena. Sono esposti materiali provenienti da vari siti a partire da Castel dei Britti dove, in Podere Roncadello di Sotto, è stato scavato un esteso impianto rustico legato ad attività agricole e di allevamento, come dimostra il glirarium cioè un dolio per l'allevamento di ghiri, il cui consumo alimentare rientrava fra le ghiottonerie romane.
Le ultime vetrine introducono alle sezioni dell'insediamento etrusco celtico di Monte Bibele, con l'esposizione dei bronzetti e dei vasetti miniaturistici della stipe votiva di Monte Tamburino, scavata tra il 1993 e il 1995. Le 195 statuette di bronzo si inquadrano nella produzione etrusco-italica del V sec a.C. e testimoniano la frequentazione di un'area sacra collegata con il culto delle acque e delle sorgive.

Sala 2 - La realizzazione dell'area archeologico naturalistica di Monte Bibele

Nel 2011 ha avuto inizio il progetto POR FESR della Regione Emilia Romagna di valorizzazione dell'area archeologico-naturalistica di Monte Bibele che ha ottenuto un cospicuo finanziamento dalla Comunità europea grazie alla sua valenza culturale, turistica e di riqualificazione territoriale.
Attori del progetto sono il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell'Università di Bologna e il Comune di Monterenzio, che agiscono in Convenzione con il Ministero per i Beni Culturali e Paesaggistici.
Il Dipartimento di Storia Culture Civiltà è stato incaricato dal Comune di Monterenzio di occuparsi dello stralcio lavori atti a riqualificare l'antica via della Carrozza che parte da Quinzano e l'antico abitato etrusco-celtico di Pianella di Monte Savino a Monte Bibele e diretti dal Prof. Antonio Gottarelli. Il Comune di Monterenzio si occupa invece della costruzione di un grande Centro Servizi con parcheggio per i visitatori, sotto la direzione dell'Arch. Paolo Vivaldi.
In particolare gli interventi a carattere archeologico di Pianella, ne ha messo nuovamente in luce tutti gli antichi piani di calpestio, ripristinandone gli originari sistemi di regimentazione delle acque e di collegamento interno, restaurandone le porzioni in muri a secco e ricostruendo secondo tecniche di archeologia sperimentale due antiche unità abitative.
La sala accoglie le tavole dettagliate di tutto il progetto e delle diverse fasi esecutive, comprensive di tutte le infrastrutture e della messa in sicurezza dei percorsi.

Sala 3 - Il sepolcreto di Monte Bibele

La terza sala introduce ai materiali rinvenuti sul Monte Tamburino, che fu occupato da una necropoli, databile tra la fine del V e la metà del III sec a.C., che ha restituito circa 170 tombe, di cui 161 da scavi archeologici regolari (128 a inumazione e 38 a incinerazione). In questa sala sono documentate le 4 fasi della necropoli di Monte Tamburino: le tombe più antiche appartengono a genti etrusche, mentre quelle più recenti a genti celtiche ed etrusche. La comparsa dei Celti nella comunità di Monte Bibele si data a circa il 380 a.C. Gli oggetti del corredo comprendono oggetti di parure e di ornamento, un servizio per il banchetto e armi di ferro, oltre che oggetti indicativi dello stato sociale, del sesso e dell'età del defunto.
Tra le vetrine che documentano i corredi delle sepolture nelle diverse fasi cronologiche, grande risalto è dato alla tomba 116, quale tipo di sepoltura dell'ultimo periodo di sepoltura della necropoli. Tra il 300 e il 250 a.C. si assiste infatti alla nascita di un nuovo raggruppamento di sepolture, caratterizzato da tombe di individui eminenti, cui sono riservati il rito dell'incinerazione e la deposizione di un abbondante corredo di ceramiche e utensili metallici per la mensa, oltre che l'insieme degli elementi dell'armamento. A questa fase appartiene anche il più consistente gruppo di sepolture maschili dotate di elmo di bronzo e ferro.
Chiudono la sala le ricostruzioni di due sepolture, esemplificative della composizione dei corredi nei due casi del rito funerario dell'incinerazione e della inumazione.

Sala 4 - Il sepolcreto di Monte Bibele

L'ultima sala offre un quadro tematico delle tipologie dei corredi della necropoli di Monte Tamburino. Le tombe mostrano come le differenze di composizione dei corredi possano essere spiegate, oltre che con motivazioni cronologiche, con l'appartenenza dei defunti ai due sessi e a diverse classi di età. Le tombe femminili hanno restituito corredi in cui prevalgono gli oggetti legati al mondo muliebre e alle sue attività: fusaiole, conocchie, oggetti ornamentali, quali collane di perle di vetro e d'ambra, pendenti, orecchini, anelli digitali, fibule di bronzo, di ferro ed eccezionalmente d'argento, e oggetti legati alla cosmesi, come gli specchi di bronzo o i balsamari. Tipico delle sepolture maschili è lo strigile, strumento di bronzo o ferro a forma di cucchiaio allungato, la cui funzione era quella di detergere il corpo dalle impurità e dall'olio con cui si cospargevano il corpo gli atleti prima dell'allenamento alla lotta. Elementi comuni a tutte le sepolture sono gli oggetti legati al banchetto, fra cui i crateri, in cui veniva mescolato il vino con l'acqua, spezie e miele, gli attingitoi (kyathos), brocche (oinochoe), i bicchieri, le ciotole o le più raffinate coppe a due manici (kylikes). Grande risalto è dato alla tomba 132, relativa ad un capo guerriero, che costituisce uno dei complessi più straordinari della necropoli. Il rango del defunto è sottolineato, oltre che dal ricco corredo, tra cui vasellame bronzeo importato dall'Etruria tirrenica, dall'eccezionale elmo cerimoniale in bronzo con alette.
Chiudono l'esposizione due vetrine che documentano oggetti di corredo provenienti dalla necropoli di Monterenzio Vecchio, oggetto, dal 1999, di regolari campagne di scavo archeologico.

Isolato centrale - L'abitato di Monte Bibele

L'isolato centrale, che comprende anche la ricostruzione della struttura e degli interni di una casa, documenta vari aspetti della vita dell'abitato di Pianella di Monte Savino, tra IV e II sec. a.C. Un grande pannello illustra le caratteristiche dell'insediamento e le aree di interesse pubblico: un'area di culto, probabilmente collegata con la fondazione dell'abitato ("Area dei fulmini"), la cisterna, le strade ed un probabile piccolo santuario fontile presso la "Tana del tasso".
Le prime vetrine documentano la tipologia dei contenitori ceramici per il consumo e la conservazione dei cibi: vasellame da cucina, dolii e olle. La ceramica da mensa comprende oggetti di fattura più fine, spesso d'importazione tra cui ciotole, piatti, piattelli: per versare liquidi e bere, brocche, boccali, bicchieri e occasionalmente skyphoi e kylikes. Il servizio da cucina comprendeva coltelli, spiedi, che venivano appoggiati su alari in ferro. In un'altra vetrina sono documentati oggetti legati all'attività di filatura e tessitura, come le fusaiole ed i pesi da telaio.
Altri oggetti documentano le relazioni commerciali dell'insediamento di Monte Bibele. Ad un orizzonte di scambi con aree limitrofe e con centri padani (Bologna, Spina, Adria, Padova) sono da riferirsi numerosi esemplari di vasellame in ceramica depurata e pasta grigia e ceramica depurata con decorazioni geometriche e vegetali. Collegamenti con l'opposto versante appenninico sono testimoniati dai vasi a vernice nera, mentre dall'area tirrenico-meridionale e dall'entroterra laziale provengono manufatti bronzei di notevole pregio, quali strigili, vasi a gabbia e specchi. Chiudono la sezione una vetrina con la raccolta di monete rinvenute nell'abitato e una con le testimonianze epigrafiche grafite su vasi.