Immagini telerilevate da piattaforma satellitare

a cura di B. Cerasetti

Immagine da satelli te Landsat 7 dell'Emilia Romagna

L’impiego delle immagini da satellite hanno acquisito in ambito archeologico, e soprattutto nella ricostruzione del paleoambiente, una centralità sempre più apprezzabile fino a divenire uno strumento riconosciuto dal mondo scientifico per l’incredibile capacità di "racchiudere" in un unico contenitore preziose informazioni su vasta scala geografica ad alta risoluzione geometrica. Non è sicuramente questa la sede per potersi dilungare sulla diversa natura delle immagini da satellite e sul loro impiego ad ampio respiro nell’ambito della ricerca archeologica, ma si può certamente sottolineare l’indiscussa importanza avuta anche in un progetto in micro-scala come quello sul Complesso di San Giovanni in Monte, soprattutto per quanto concerne l’analisi spaziale di Bologna e del suo territorio.

Dalle immagini ottiche dei satelliti spia americani CORONA, datate agli anni ’60 e ’70 e declassificate nel 1995 ad opera dell’allora presidente Bill Clinton rendendole quindi disponibili ad uso civile, che hanno fotografato la superficie terrestre in un momento di forte tensione tra le potenze americana e sovietica e che riportano un’immagine del nostro globo spesso precedente le profonde trasformazioni delle grandi rivoluzioni agricole; alle immagini multispettrali dei satelliti americani ed europei, che ci permettono di "visualizzare" la superficie terrestre anche attraverso l’occhio non umano dello spettro elettromagnetico; fino alle immagini radar, come le immagini SRTM (Shuttle Radar Topography Mission) o Aster GDEM (Global Digital Elevation Map), capaci di penetrare la superficie terrestre come una coltre vegetativa o sabbiosa e quindi in grado di restituire informazioni spesso fondamentali per l’operatore archeologo. Fino ad arrivare al "grande mondo" di Google Earth, che rende possibile da un mero divertimento alla ricerca della nostra abitazione a studi del paesaggio raffinati e puntuali.

Da evento straordinario e quasi spettacolare in ambito archeologico, l’impiego delle immagini telerilevate è ormai una routine per chi studia il paesaggio antico e il loro apporto non è più trascurabile soprattutto laddove foto da media e bassa quota e carte topografiche su alta scala sono ancora secretate dai servizi di sicurezza del paese.