San Giovanni in Monte: un autentico "falso geologico"
a cura di S. Cremonini
Due salite per Via Porta di Castello; tre salite per S. Giovanni in Monte: un altro colle dentro la città?
Sì: in termini di "geomorfologia per turisti" questi sono i termini del problema. Perché?
Gli studi pregressi
Il carattere undivago delle interpretazioni sull’origine del colle è di un certo interesse. Nel XII secolo già si pensava ad un’origine artificiale (Vita Sancti Petroni); mentre nel 1824 se ne proponeva una naturale: in pratica, una porzione di margine collinare all’interno della città storica, esattamente come oggi si può osservare in periferia presso Via Benedetto Marcello. Questa resta l’interpretazione più o meno sottaciuta fino agli anni ’60 del Novecento. Ma dal punto di vista geologico-strutturale l’ipotesi pareva avere poche possibilità di risultare corretta.
In occasione del mutamento di destinazione d’uso del contenitore edilizio dell’ex-carcere urbano, nel 1995, prima e durante la sorveglianza archeologica si è avuto modo di dar corso ad una campagna geognostica mirata allo studio del problema specifico. Sei sondaggi meccanici industriali accompagnati da vari sondaggi manuali ed osservazioni stratigrafiche nelle varie parti del nuovo cantiere edilizio, nonché prospezione geofisica particolare (GPR), hanno permesso di osservare ripetutamente la struttura interna del "colle", costituito da falde di appilamento di materiali in massima parte fini e subordinatamente ghiaiosi, provenienti da lavori di escavazione del sottosuolo locale effettuati in età romana. Le falde risultavano contropendenti rispetto all’inclinazione media naturale della superficie topografica cittadina, cioè immergenti verso monte. Il Monte quindi era di origine completamente artificiale e di età antica. Tale indicazione era ribadita anche dal più profondo dei sondaggi eseguiti (S4), prodotto in anteprima nella presente sede: le datazione dei suoli neri sepolti a 10,30 e 26,30 metri di profondità potrebbero risultare rispettivamente di circa 7000/11000 anni e 26000 anni, ma mancano datazioni specifiche a riguardo.
Tavole
Altimetria assoluta (metri slm) del rilevato
(Cremonini, Ciabatti 1999)
Ubicazione dei sondaggi geognostici di vecchia esecuzione
(Cremonini, Ciabatti 1999)
Sondaggio S4
Sondaggio eseguito nel cortile orientale del complesso, lato Via Cartolerie (Cremonini, inedito)
Profilo stratigrafico essenziale SW-NE del rilevato
(Cremonini, Ciabatti 1999)
Profilo stratigrafico essenziale E-W del rilevato
(Cremonini, Ciabatti 1999)
Integrazione dei profili topografico stratigrafici
(Cremonini, Ciabatti 1999)
Integrazione dei profili topografico stratigrafici
(Cremonini, Ciabatti 1999)
Sezione stratigrafica rilevata nel cortile del chiostro
(Cremonini, Ciabatti 1999)
Tentativo di reintegrazione paleomorfologica del colle in età romana
(Cremonini, Zecchi 2000)
Possibile modello strutturale di riferimento per la genesi del colle
(Cremonini , Ciabatti 1999)
Stratigrafia S1 - Porzione a
Rilevata nel chiostro Grande - Vedi anche tavola "Ubicazione dei sondaggi geognostici di vecchia esecuzione" (Cremonini, Ciabatti 1999)
Stratigrafia S1 - Porzione b
Rilevata nel chiostro Grande - Vedi anche tavola "Ubicazione dei sondaggi geognostici di vecchia esecuzione" (Cremonini, Ciabatti 1999)
Stratigrafia S1 - Porzione c
Rilevata nel chiostro Grande - Vedi anche tavola "Ubicazione dei sondaggi geognostici di vecchia esecuzione" (Cremonini, Ciabatti 1999)
Alcuni dettagli
Il colle è oggi alto circa 4,5 metri rispetto al piano delle antistanti Via Farini-S. Stefano, mentre in età antica risultava alto almeno il doppio (oltre 7 metri): l’impatto visivo che generava era quindi senz’altro considerevole.
La quota di colmo, in corrispondenza della piazza omonima, eguaglia quella della parte meridionale della città di età romana. Le osservazioni stratigrafiche oggi disponibili sono ancora troppo limitate per riconoscere affidabilmente dimensioni e geometria complessiva dell’opera originale. In base alle caratteristiche relitte ed all’ubicazione del rilevato, varie ipotesi sono state proposte circa il possibile significato di quest’ultimo assumendo sempre per assodata l’originale concezione unitaria del medesimo e la sua non diacronicità:
- supporto di un castellum aquae (purtroppo molto eccentrico rispetto al cardine urbano mediano);
- degrado di un’ignota struttura anfiteatrale;
- struttura castrense extra moenia;
- grande podio di sostegno di una struttura templare;
- cumulo di materiale di escavo risultante da un lavoro di inalveazione ex-novo del torrente Aposa.
La profondità di originale giacitura di parte almeno dei materiali costituenti le falde di appilamento del rilevato era di circa 4 metri rispetto al piano di campagna coevo, come testimoniato dai pedorelitti di colore nerastro contenuti nelle falde inferiori: tale paleosuolo giace infatti a circa 10 metri di profondità dal colmo del colle ossia a circa 6 metri dalla superficie topografica attuale. Inoltre non si ha per ora evidenza dell’esistenza di setti partitori interni alla struttura del rilevato eventualmente simili a quelli del capitolium di Via Porta di Castello.
L’ubicazione, infine, extra moenia e presso il punto di innesto nel tessuto urbanistico antico di un’importante arteria stradale proveniente dall’Italia peninsulare potrebbe suggerire essersi trattato di struttura di notevole importanza e particolare funzione. Il colle si configurerebbe quindi in apparenza come elemento di concezione unitaria; ma almeno il suo cuore più interno potrebbe risultare più antico di quanto le evidenze oggi disponibili possano suggerire, con età compresa tra quella degli apprestamenti perimetrali romani riconosciuti presso il limite meridionale (Via de' Chiari) ed il Villanoviano I, periodo a cui datano i materiali da necropoli rimaneggiati compresi entro le falde inferiori del rilevato.
Complessivamente la struttura interna osservata parrebbe presentare notevoli somiglianze con quella dei grandi tumuli funerari dell’Europa centrorientale (Germania e Bulgaria). In realtà la struttura probabilmente possiede una diacronia difficile da valutare forse anche notevole, con adeguamenti strutturali e parziali rimaneggiamenti dipendenti da successivi mutamenti della destinazione d’uso originale fino a quella tramandata dalle fonti storiche di sostegno del sacello cristiano di età petroniana (V secolo d.C.). Certamente il Monte di S. Giovanni costituisce il maggior rilievo dell’area urbana bolognese precedentemente alla strutturazione tardo-medievale della Montagnola.
Ripensare il futuro
Le osservazioni stratigrafiche autoptiche sono state possibili solo sulla semiporzione meridionale del rilevato. Resta quindi aperto l’interrogativo concernente l’immersione dei depositi antropici sul fronte settentrionale del medesimo e soprattutto sul fronte occidentale, entrambi occupati da edilizia storica. In pratica: quali erano le dimensioni originali del rilevato antico? Inoltre, se è corretta l’ipotesi di identificazione dell’antico bacino di prestito del materiale terroso con l’area del plesso stefaniano e del medievale vivaro, quale rapporto intratteneva tale bacino con la struttura dell’iseo bolognese? Ancora: è possibile che almeno una porzione del colle preesistesse davvero all’età romana? Infine, per quale motivo nel XV secolo si provvide al rialzamento del piano pavimentale della Chiesa di S. Giovanni di oltre 2,5 metri rispetto al piano della piazza antistante nonostante la posizione già sommitale sul colle?
Confronti?
L’area antistante il santuario di S. Stefano e giacente a S di Strada Maggiore è sede di una forte anomalia altimetrica perfettamente mimetizzata all’interno dell’isolato urbano: quale ne è l’origine?
La Geologia "cattiva"
Il ricordo del recente sisma emiliano verificatosi nel 2012 richiama alla mente almeno uno dei sismi che colpirono la città di Bologna negli ultimi secoli. In occasione dell’evento del 1779-80 i Canonici Lateranensi di S. Giovanni in Monte ricordano che "…nel piazzale della chiesa… alzarsi da terra delle esalazioni che formavano una piccola nube di colore fosco-albeggiante. Potevasi rassomigliare al primo fumo di sermenti non ben aridi ai quali pongasi sotto un fuoco gagliardo per accenderli…". Elemento di mera curiosità occasionale o pregnante di significati geodinamici?
Gli interrogativi aperti stimolano la ricerca ma anche l’ordinaria curiosità… del turista e su questa occorrerebbe davvero iniziare a far leva per proporre una valorizzare turistica della città completamente diversa dall’attuale.
Per saperne (un po’) di più
Cremonini S., Ciabatti M., 1996, Il monte di S. Giovanni: per una ricerca sull’origine, in "S. Giovanni in Monte recuperato", Alma Mater Studiorum Saecularia Nona, Bologna, pp. 183-189.
Cremonini S., Ciabatti M., 1999, Introduzione alle ricerche geognostiche in S. Giovanni in Monte per lo studio di una geoforma del microrilievo urbano bolognese, in "San Giovanni in Monte. Scienze della Terra ed Archeologia", Documenti e Studi della Deputazione di Storia Patria per le Prov. di Romagna, 29 (1999), pp. 7-113.
Cremonini S., Zecchi R., 2000, Una paleomorfologia antropica nel centro storico di Bologna (Italia). Il rilievo di S. Giovanni in Monte, in Boll. Acc. Gioenia Sci. Nat., 33, pp. 207-219.
Album
Rilevamento georadar eseguito nella piazza San Giovanni in Monte
Prospezione con antenna da 300 MHz
Rilevamento georadar eseguito nella piazza San Giovanni in Monte
Dettaglio
Operazioni di sondaggio nella piazza di S. Giovanni in Monte
Cortile posteriore dell'ex-carcere
Lato via Cartolerie
Lavori di restauro del chiostro grande
Operazioni di impermeabilizzazione delle opere di fondazione nel cortile del Chiostro Grande dell'ex-carcere
Lavori di restauro del Chiostro Grande
Isolamento della cisterna centrale del Chiostro Grande
Relitti di fondazione medievali sotto il chiostro
Relitti di fondazione medievali sotto il chiostro
Dettaglio delle opere murarie di età medievale entro il chiostro
Visione della trincea stratigrafica lungo il lato nord del chiostro
Lavori di restauro nel cortile del chiostro
Lato nord-orientale
Pozzo idro-potabile nell'angolo nord-orientale del chiostro
Dettaglio del piano pavimentale precedente l'attuale adeguamento del chiostro
Operazioni di rilievo stratigrafico lungo il lato orientale del chiostro
Sondaggio manuale eseguito al fondo della trincea aperta nel chiostro
Cortile della palma
Sezione stratigrafica delle falde di appilamento sul lato meridionale del colle di S. Giovanni in Monte.
Frammento di decorazione architettonica probabilmente quattrocentesca
Materiale rinvenuto nei plinti di fondazione del colonnato del chiostro
Lavori di risanamento del condotto di Aposa presso viale XII giugno
Il cunicolo dell'Aposa durante i lavori di risanamento
Documenti
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San Giovanni in Monte: un autentico "falso geologico"
[ .pdf 2.31 MB ]
Testo completo a cura di S. Cremonini