Lo scavo dell'area del parcheggio
a cura di R. Curina e M.T. Guaitoli
L’indagine archeologica in questo settore si è resa necessaria in seguito alla volontà di realizzare un parcheggio sotterraneo, nell’area che - in base alla storia conosciuta dalle fonti del complesso conventuale - era stata adibita ad area cortilizia in corrispondenza del lato S-E dell’edificio attuale, ma che in passato era stata utilizzata come spazio aperto ortivo, funzionale ai primi edifici del convento, che si andava progressivamente formando. Le tracce evidenziate - attraverso saggi e in seguito ad un vero e proprio intervento estensivo sia in orizzontale che in verticale (profondità) - hanno potuto fornire una serie di informazioni legate allo sviluppo del Complesso.
A partire dalle tracce rimaste sul terreno in seguito alle asportazioni delle strutture (quindi, in negativo), si è potuto ipotizzata la presenza di un primo nucleo insediativo di età romana - impianto realizzato sul riporto artificiale della "collina" -, che nel settore sud-occidentale sembra evidenziare la presenza di una struttura pubblica databile almeno all’età augustea. La funzione e le dimensioni dell’edificio non sono al momento ricostruibili, ma le tracce della frequentazione dell’area sembrano confermate dalla presenza di altri rinvenimenti e di reimpieghi di materiali provenienti da edifici - un tempo presenti in loco -, attualmente reimpiegati e visibili all’interno della chiesa di San Giovanni in Monte, oltre che nel vicino complesso di Santo Stefano, o nelle memorie degli archivi storici.
La successiva fase di occupazione dell’area ha completamente invertito la sua funzione; lo spazio – forse a partire già dall’epoca tardo antica - è stato adibito a coltivazioni ortive, già in gran parte collegate al primo nucleo del convento. Si tratta evidentemente di sistemazioni funzionali alla quotidianità del nucleo religioso, affidata spesso a laici. In seguito, questa parte del Convento, sarà destinata a spazio ricreativo,per poi essere collegata all’ultimo nucleo del convento, il noviziato; realizzato a partire dal 1604, e definitivamente annesso al resto del Complesso appunto nel XVII secolo. A conferma dei dati archeologici, risulta un disegno della fine del XVI secolo, dal quale si evince chiaramente che una parte del cortile era sistemata a prato. Lo scavo ha messo in luce le diverse fasi della sistemazione cortilizia insieme ad alcune strutture - realizzate successivamente -, funzionali alla logistica del convento; in particolare, una ghiacciaia a calotta in laterizi, collegata tramite un cunicolo a quello che attualmente è uno spazio seminterrato e identificabile come la cantina del convento. La data indicata a graffito su uno dei mattoni della parte interna fornisce l’indicazione della realizzazione dell’impianto al 1632, pertanto già pertinente e perfettamente integrato all’assetto finale del Complesso. La struttura è stata successivamente obliterata da un’ulteriore stesura pavimentale del cortile, che è rimasta tale fino alla destinazione del Complesso a carcere, in seguito al decreto napoleonico del 1810.